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ADHD è davvero una patologia?

Perché già i bambini in età scolare ma in questi ultimi anni anche prima, sono già in conflitto con i genitori?

I bambini nati in questi ultimi anni e i nuovi che nasceranno potrebbero essere in gran parte tutti così: se fossero Bambini Evoluti?

Si parla spesso di ADHD DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE IPERATTIVITÀ, a cui si dà seguito con sedute psicologiche e anche farmaci. Se invece di considerare questi bambini con dei problemi, il problema fosse invece che i genitori e la società stessa utilizzano schemi educativi e sociali inadeguati per le loro capacità?

Si cercano tante cause o cofattori anche di tipo genetico, per inquadrare, quella che a mio avviso potrebbe essere una presunta patologia (vedremo cosa dice a riguardo la ricerca scientifica) mentre in realtà ci troviamo difronte a bambini, adolescenti e a volte anche ad adulti che semplicemente non rientrano negli schemi sociali comportamentali abituali.

Questo non fa necessariamente di loro dei malati bisognosi di cure ma, a parte creare dei nuovi schemi di analisi comportamentale, c’è bisogno nel frattempo, di un approccio familiare in primis, differente ed evoluto.

Vedere il figlio come speciale e interagirci come tale è il primo passo!

Prendo lo spunto per presentare un estratto di un articolo su questo argomento[1] che fornisce una visione del presunto problema attraverso l’esperienza di un noto attore americano Jim Carrey.

“L’attore Jim Carrey racconta di sé come un bambino che non si fermava mai, che a scuola terminava velocemente i compiti assegnatigli, e non trovando nulla di meglio da fare, disturbava e infastidiva i compagni. Successivamente gli fu diagnosticata l’ADHD e in età adulta iniziò a fare la sua comparsa anche la depressione, disagio che spesso si accompagna al disturbo testé citato. Ma l’elemento importante da mettere in luce è che l’attore ha utilizzato a suo vantaggio l’eccesso di energia derivatogli dall’ADHD per recitare in una molteplicità di film in cui i suoi personaggi e le sue doti comiche sono assolutamente straordinarie. La sublimazione del disturbo nell’arte recitativa ha fatto sì che Jim Carrey diventasse un grandissimo attore, non solo in commedie esilaranti come Ace VenturaIo, me e IreneIl grinch. È infatti eccezionale l’interpretazione in Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry, premio Oscar per la sceneggiatura a Charlie Kaufman nel 2005. 

Carrey ha sempre parlato con grande spontaneità del disagio da cui è affetto. Anzi, ha spesso utilizzato la sua popolarità per mettere in luce la problematica dell’ADHD. Ha inoltre raccontato come si dedichi alla pittura e alla scultura quando non è coinvolto in un nuovo film. Possiamo quindi tranquillamente affermare che l’utilizzo di varie forme artistiche sia in grado di incanalare l’attenzione e il surplus di energia generati dal suo corpo e dalla sua mente.

L’attore ha inoltre chiamato spesso il suo disturbo un “dono” che gli fornisce dei “superpoteri” rendendolo in grado di portare bellezza nella propria vita e in quella degli altri. Il trasformare un elemento della propria esistenza che la società il più delle volte considera un problema, in un dono ovvero qualcosa di speciale, è di certo un grande esempio per tutti coloro che soffrono dello stesso disturbo e non solo.”

In questo caso quello che sembra essere un problema deficitario ha portato Jim Carrey a incanalare, come abbiamo visto l’eccesso di energia in una ampiezza di interessi e attività con successo e soddisfazione personale.

Questo esempio rende bene l’idea che se ciò è stato possibile per una persona e vi assicuro che come Jim Carrey vi sono migliaia di persone che hanno fatto la stessa identica cosa una volta che hanno trovato la loro strada per esprimersi per come sono.

Quindi, invece di ingabbiare i bambini o gli adolescenti in gabbie comportamentali statistiche in cui tutti si debbono omologare per essere accettati dalla società odierna, insegniamo ai figli ad esprimersi in base alle proprie capacità e aiutiamoli ad essere liberi di sperimentare i propri talenti, le proprie qualità vedendo la diversità come un pregio.

A livello internazionale molti scienziati ed esperti in ambito psichiatrico e neurofisiologico, su questo argomento, con prove scientifiche alla mano dicono[2]:

Non esistono test oggettivi in psichiatria, nessun esame radiologico o di laboratorio che possa stabilire con certezza che una persona abbia o non abbia un certo disturbo mentale. Allen Frances, psichiatra e Presidente del Comitato di Redazione del DSM IV.

La psichiatria non è guidata dalla scienza. Non esiste alcuna base genetica o biologica per queste malattie, ma l’Istituto Nazionale per la Salute Mentale è completamente appiattito sulla terapia farmacologica. C’è una gran quantità di evidenza sperimentale sui danni cerebrali a lungo termine causati dagli stimolanti, mentre non c’è lo straccio di una prova dell’esistenza di tali malattie, come l’ADHD. Peter Breggin, Psichiatra.

 In realtà, le diagnosi psichiatriche costituiscono una specie di etichettatura spirituale che può distruggere vite, e spesso lo fa. Peter Breggin, Psichiatra.

 C’è abbondanza di presunte spiegazioni biochimiche per i disturbi psichiatrici, ma nessuna di esse è mai stata dimostrata. Al contrario, ogni volta che si credeva di aver trovato uno squilibrio, si è poi scoperto che non era vero … Nessuna pretesa di origine genetica è mai sopravvissuta, nonostante la disinformazione popolare. Dr. Joseph Glenmuller, Psichiatra, Università di Harvard.

 Non abbiamo un test indipendente e valido per ADHD, e non ci sono dati che indichino che esso sia dovuto a un malfunzionamento del cervello. Conclusioni del comitato di studio su ADHD dell’Istituto Nazionale USA per la Salute Mentale.

 Chiunque, virtualmente, può, in un dato momento, soddisfare i requisiti per una diagnosi di disturbo bipolare o ADHD – chiunque. E il problema è che ciascuna di queste diagnosi avvia il distributore di pillole. Dr. Stefan Kruszewski, Psichiatra.

 

Da più di un decennio le cose iniziano a cambiare.

[3]La Commissione consultiva nazionale svizzera sull’etica biomedica (NEK, Presidente: Otfried Höffe) ha aspramente commentato l’uso del Ritalin , il farmaco per l’ ADHD , nel suo scritto del 22 novembre 2011 intitolato “Il miglioramento dell’uomo mediante agenti farmacologici“, in cui afferma che il consumo di agenti farmacologici altera il comportamento del bambino senza alcun contributo da parte sua: si ottiene, così, una interferenza nella libertà e nei diritti del bambino perché gli agenti farmacologici inducono cambiamenti comportamentali, ma non arrivano ad educare il bambino su come realizzare questi cambiamenti in modo autonomo.

Il bambino viene così privato dell’essenziale esperienza di apprendimento su come agire autonomamente, con conseguente notevole limitazione della sua libertà e alterazione del proprio sviluppo della personalità.

I critici allarmati per il disastro Ritalin ricevono ora supporto da una fonte del tutto inaspettata: il settimanale tedesco “Der Spiegel” ha pubblicato un lungo reportage sull’ADHD nel numero del 2 febbraio 2012. Nella prima parte dell’articolo cita Leon Eisenberg come il padre scientifico dell’ADHD e puntualizza come in America un bambino su dieci sia in trattamento con farmaci anti ADHD (psicostimolanti anfetaminici).

Più avanti riferisce di un’intervista rilasciata dallo stesso Eisenberg  a “Der Spiegel” pochi mesi prima di morire, intervista in cui egli manifesta orrore per questo boom di prescrizioni, e prende le distanze da quello che definisce un errore di gioventù, dicendosi convinto che si tratti di problemi psicosociali – non medici:

“L’ADHD è un tipico esempio di malattia fabbricata; la predisposizione genetica è stata sopravvalutata.

Gli psichiatri infantili dovrebbero approfondire meglio i motivi che possono portare a problemi psicosociali: I genitori litigano? Vivono insieme? Ci sono problemi in famiglia?

Queste domande sono importanti ma richiedono molto tempo – mentre prescrivere una pillola è molto più veloce.”

Questo articolo vuole essere di riflessione per ogni genitore, psichiatra, psicoterapeuta o pediatra che si trova coinvolto con bambini che possono presentare l’ADHD e quindi, prima di agire a livello farmacologico che si abbia a cura e l’interesse del bambino, di aiutarlo in un percorso espressivo dei propri potenziali. Ricordatevi che non esistono cattivi studenti ma semmai cattivi insegnanti incapaci di leggere e quindi di aiutare ad esprimere l’unicità del singolo studente. È più facile omologare tutti e chi non si omologa curarlo come malato.

Se vogliamo una società giusta e sana iniziamo a cambiare le nostre convinzioni e i nostri comportamenti.

Aiutiamo i figli a crescere sani anziché da malati perché abbiamo difficoltà a relazionarci con loro.

Ecco che quindi diventa importante acquisire gli strumenti di come fare a relazionarci con figli speciali come quelli etichettati come ADHD ma in generale con tutti i figli. Genitori Evoluti (www.genitorievoluti.it) è il progetto informativo e formativo che aiuta i genitori a crescere i figli in modo sano.

NOTA: Questo articolo vuole porre una riflessione sull’argomento e invitare a riflettere, in generale, prima della somministrazione di farmici che possono avere effetti collaterali anche gravi. Valutare soluzioni iniziali differenti che siano di ascolto, comprensione, supporto allo stato del bambino o dell’adulto. Il farmaco che possa essere l’ultima strada da percorrere quando tutte le altre si sono dimostrate inefficaci, anziché la prima opzione perché non si vuol perdere tempo nel gestire situazioni complesse.

Presidente A.I.O.S.A.
Dott. Roberto Fabbroni

 

 

[1] https://www.laplatea.it/index.php/riflessioni/5650-il-disturbo-da-deficit-di-attenzione-iperattivita-jim-carrey-e-il-teatro.html

[2] https://ccdu.ch/informazioni-utili/psichiatri-e-medici-ammettono

[3] https://www.ccdu.org/comunicati/inventore-adhd-malattia-fittizia

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