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Attenzione, concentrazione, ritmo, velocità!

Così iniziava il gioco, seduti in cerchio a gambe incrociate, che facevo da bambina, coordinavamo la voce con i movimenti delle braccia e delle mani. Quanto ci divertivamo, a fare questo e altri giochi, e al contempo queste attività si sono rivelate poi propedeutiche al lavoro scolastico nello stimolare e sviluppare quegli elementi cardini, proprio come attenzione e concentrazione.

Quanti e quali giochi dell’infanzia sono efficaci nel favorire lo sviluppo armonico del bambino nel suo corpo, nella sua mente e nel suo cuore e nell’equilibrio tra essi? Quali sono i processi alla base di questo sviluppo? Proviamo ad addentrarci in modo semplice dentro i meccanismi alla base dello sviluppo, dell’apprendimento del bambino.

Nei primi mesi di vita, ma anche già nel grembo materno la modalità di interazione con l’ambiente, sia esso interno o esterno, avviene prevalentemente in modo “automatico”, azione reazione, cioè più o meno in modo identico in tutti gli organismi della stessa specie, così il neonato ha fame (stimolo), piange (reazione); sente un rumore (stimolo), reagisce spalancando le braccia ed estendendo il capo (reazione). Con il passare dei mesi, man mano che gli stimoli diventano più chiari e consapevoli inizia un processo che porterà il bambino poi adulto a scegliere delle risposte in base alle sue esigenze personali.

Il processo che porta all’interazione, al soddisfacimento di un bisogno, di qualsiasi tipo esso sia, diventa quindi più complesso dove la parte “automatica” viene sempre meno: abbiamo così uno stimolo attivante, una programmazione/elaborazione di una risposta, una messa in atto della risposta, con relative modifiche e adeguamenti e il risultato (risposta), con successiva verifica del risultato raggiunto ed eventualmente “immagazzinamento” del processo efficace. Affinché questo si realizzi sono necessari degli “strumenti di base”, funzioni esecutive, che stanno sotto il processo stesso.

Il primo strumento che si attiva subito, sin dalla nascita e anche prima, che poi si perfezionerà sempre di più è l’attenzione: senza attenzione allo stimolo nessuna reazione o risposta ci sarebbe.

L’attenzione è collegata alla percezione che avviene, come è stato dimostrato da studi recenti, non solo grazie agli organi di senso che si interfacciano con il cervello, ma grazie alla relazione del cuore con il cervello. Infatti, è grazie al cuore che il cervello si apre per ricevere ed elaborare le informazioni dell’ambiente.

Riconosciuto lo stimolo, un certo tipo di attenzione, che potremo chiamare consapevolezza o attenzione consapevole, lo filtra, lo ripulisce dagli aspetti emozionali che porterebbero a una risposta automatica (azione-reazione) e lo dimensiona al momento presente. Si passa così alla fase della progettazione della risposta in cui si tengono in considerazione un insieme di fattori come l’ambiente, sempre interno (lo stato d’animo, le emozioni non filtrate, lo stato di salute psicofisico) ed esterno (persone, oggetti, il luogo in cui ci si trova), il momento (il tempo) e il bagaglio esperienziale legato ad episodi simili accaduti in precedenza rielaborati ed eventualmente adattati alla situazione presente. Quindi si passa alla messa in atto della risposta ed ancora c’è bisogno di una supervisione da parte dell’attenzione, tanto maggiore quanto la risposta è nuova.

L’attenzione potrà così essere prolungata nel tempo sino al raggiungimento dell’obbiettivo, essere selettiva, tenere il fuoco solo in quel determinato ambito, inibendo qualsiasi altro stimolo si presenti non inerente al compito stesso. Se la messa in atto della risposta è complessa ci sarà anche un’altro strumento lo shifting, cioè la capacità di spostare l’attenzione da un compito a un altro.

L’attenzione, inoltre, acquista il ruolo di supervisore dall’alto, che entra in azione quando nell’ambiente c’è un cambiamento improvviso, che potrebbe portare a una modificazione della progettazione in itinere affinché la risposta sia comunque il più adeguata possibile. Infine interviene per verificare il risultato raggiunto. Aumentando la qualità dell’attenzione si arriva all’attenzione consapevole che porta alla presenza nel qui ed ora.

Ricapitolando, per riuscire ad apprendere, gli strumenti più importanti di base sono l’attenzione, l’attenzione prolungata, l’attenzione selettiva, l’inibizione, lo shifting. Un modo per “irrobustirli” è sicuramente il gioco, sia per il tipo di giochi che si scelgono, sia perché i giochi si fanno in allegria e spensieratezza.

I giochi che maggiormente sviluppano queste funzioni hanno come caratteristica quella di favorire un’autoregolazione interna, passano per un processo complesso (stimolo, programmazione della risposta, messa in atto, verifica) fondamentale per qualsiasi tipo di apprendimento consapevole e critico.

Questa precisazione è importantissima per ricordare come l’utilizzo di giochi elettronici su vari supporti, prima dei 15 anni, porta all’ipertrofia di quel tipo di attenzione innato, legato all’istinto di sopravvivenza, che ci porta ad agire con attacco, fuga o paralisi, senza altre possibilità di risposta. Creando quindi una dipendenza dallo stimolo tale da rendere difficile lo stacco ecco perché poi assistiamo in alcuni bambini a reazioni simili a quelle dei tossicodipendenti in crisi d’astinenza.

Torniamo ai giochi, possiamo distinguerli tra quelli svolti in compagnia o da soli, quelli a corpo libero e quelli da seduti.

Partendo dai giochi a corpo libero e in gruppo possiamo trovare le canzoncine con correlati dei movimenti specifici del corpo che vanno da gesti semplici come battere le mani in “Se sei felice tu lo sai batti le mani”, per passare a “Le belle statuine”, a giochi in cui devi mostrare la tua destrezza, come il gioco dell’elastico, saltare con la fune, la campana, il lancio dei sassolini, le biglie. Giochi che facilitano una buona coordinazione motoria e fine motoria propedeutica alla scrittura, sviluppano l’attenzione ed essendo svolti in gruppo la capacità di entrare in empatia, il rispetto dei turni, la regolazione delle emozioni.

L’uso della palla è importantissimo sia in gruppo sia da soli per tutti i tipi di funzioni e ci si può giocare sin da piccolissimi già a due anni. Si parte dal giocare al passarsi la palla, poi a lanciarla e poi ai giochi più complessi, ma è molto stimolante imparare a usarla come i giocolieri: lancio la palla, batto le mani e la riprendo, poi batto le mani davanti e dietro la schiena e la riprendo e poi tante altre varianti senza mettere limiti alla fantasia. Poi c’è il palleggiare, far passare la palla tra le gambe, palleggiare sul muro e anche qui briglia sciolta alla creatività. L’uso della palla favorisce non soltanto la coordinazione motoria e quella occhio-mano, ma l’inibizione e il doppio e triplo compito, funzioni indispensabili nel dettato o ricopiare dalla lavagna.

Ora passiamo a quei giochi che si possono fare stando in casa senza rischiare di rompere qualcosa. Ecco allora le costruzioni, le mitiche Lego, sono sicuramente uno strumento utile per prolungare l’attenzione su un compito, ma anche per migliorare la coordinazione fine-motoria e la coordinazione occhio-mano indispensabile per l’apprendimento della letto-scrittura. Importantissimo è lasciare la libertà alla creatività, un pacco di costruzioni dove il bimbo può costruire ciò che vuole e come vuole, non obbligatoriamente solo quel modellino stabilito dalla casa costruttrice. Vi ricordate i chiodini? Ecco un altro elemento per facilitare la presa fine, l’impugnatura della matita e la coordinazione occhio-mano importantissima nella scrittura e nella prima fase dell’apprendimento della lettura e per dilettarsi a “disegnare” trovando delle strategie differenti rispetto al foglio di carta.

Quando il bambino inizia ad entrare nelle scuole elementari, ma anche un po’ prima, le carte da gioco non devono mancare e vanno benissimo le carte napoletane. Chi non ha mai giocato a scopa con la nonna o fatto un solitario? Sicuramente sono un buon modo di passare del tempo con i nonni. L’uso delle carte all’inizio è un buon allenamento per imparare a contare, magari giocando a scopa o facendo dei semplici solitari, ma poi anche i solitari stessi possono diventare sempre più complessi e potenziare la memoria sostenuta, le regole, il doppio compito, l’elaborazione di strategie. Le carte permettono di passare il tempo in compagnia, ma anche da soli. Ovviamente di giochi di carte possiamo trovarne tanti altri, c’è “Uno” o il “Memory”, che volendo ci si può divertire a crearlo facendo dei disegni. Non dimentichiamoci che con le carte si possono costruire i castelli, un ottimo modo per imparare a gestire la frustrazione, ovviamente con il genitore vicino che aiuta a vivere positivamente la frustrazione del castello che crolla!

La carta e le matite colorate non possono mai mancare, ma è bene far usare loro ogni tanto anche i pennelli e mai dimenticare l’importanza delle forbici. Si può iniziare prestissimo a incuriosire i bambini con le matite colorate. Di carta, invece, ne abbiamo di diverse dimensioni e di diversa grammatura perché con un tipo ci si diverte a disegnare, colorare e ritagliare e con un altro si fanno gli origami, come la barchetta ed è bellissimo poi farla navigare nel ruscello o nel laghetto. Disegnare, colorare, ritagliare lasciando libera la fantasia del bambino di godere del piacere di fare e colorare come meglio vuole, così un gatto può essere blu e un elefante più piccolo di un fiore. Per le feste di compleanno non c’è bisogno di comprare sempre gli addobbi già confezionati, sperimentate con i vostri figli la magia del ritaglio per fare le strisce che diventano tanti bambini che si tengono per mano.

Un altro modo per migliorare la motilità delle mani sono le paste modellanti, meglio la creta, ma anche impastare con la mamma. Potete divertirvi a dar vita a figurini e perché no anche a cucinare assieme al vostro bambino.

E direi che di giochi ne ho citati abbastanza! Sicuramente riuscirete a trovarne altri ancora, ma l’intento di questo articolo è quello di mettere in evidenza come i “vecchi” giochi, che esistono oramai da più di mezzo secolo, e che sicuramente ne ricorderete altri, rimangono sempre validi per facilitare l’apprendimento dei processi di base nei bambini, l’autoregolazione e la creatività.

Autrice

Caterina Murgia, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE), Operatrice Medicina Integrativa Informazionale Livello Base secondo il Metodo Summa Aurea®

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