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Evitare i conflitti relazionali attraverso una Comunicazione Consapevole

A prescindere da con chi stai parlando ti è capitato di sentirti:

  • ARRABBIATO
  • FRUSTRATO
  • FERITO
  • PREVARICATO
  • SVALORIZZATO
  • SMINUITO
  • DERISO
  • OFFESO
  • INASCOLTATO
  • INCOMPRESO

e a volte forse anche poco AMATO?

Questi sono gli effetti della comunicazione in uso oggigiorno, una comunicazione razionale, e mentale, viziata e dettata dal proprio personale sistema di convinzioni e ferite che creano una reattività emozionale in risposta a ciò che ci viene detto e tale risposta è automatica.

Ogni persona ha delle ferite o un proprio stato d’essere che può essere espresso come:

  • POCA AUTOSTIMA
  • SVALUTAZIONE
  • VERGOGNA
  • MANCANZA DI VOGLIA DI VIVERE
  • PAURA
  • INGIUSTIZIA
  • TRADIMENTO

e tanto altro.

Tutti questi stati d’essere sono spesso figli di una comunicazione inappropriata che ha condizionato ogni bambino fin dai primi anni di vita, frutto del rapporto con i propri genitori ma anche nel vedere la comunicazione e quindi il come si relazionavano tra di loro, i genitori stessi.

Come si rivolgeva tuo padre o tua madre a te quando eri piccolo?

Come parlavano i tuoi genitori fra loro?

Molti dei disagi personali sono frutto quindi di una comunicazione disfunzionale subita quando si era bambini in famiglia, a scuola o da adolescenti nella società.

Vediamo quali sono le basi che costituiscono la comunicazione e capendone i meccanismi di attivazione, vediamo come poter cambiare approccio comunicando in modo armonico.

Impara ad evitare ciò che ti ha condizionato e ti ha fatto star male, possa ora condizionare la comunicazione e la relazione con i tuoi figli, con tua moglie, con chi ti è caro e in generale con tutti!

Andiamo a vedere le differenti modalità di comunicazione più conosciute e utilizzate, quasi da tutti in modo esclusivo, e che ora andremo a riassumere riprendendone i concetti espressi nel libro: “La pragmatica della comunicazione umana” scritto da Paul Watzlawick assieme a un collettivo di studiosi provenienti dalla Scuola di Palo Alto in California. Il focus attorno al quale ruota il libro è che ogni comportamento comunica un messaggio ed è, di conseguenza, da considerare una comunicazione. Comunichiamo con i gesti, con le parole e a volte lo facciamo in modo inconsapevole.

È un aspetto fondamentale della vita quotidiana di ogni essere vivente ed esistono delle regole per creare un’efficiente comunicazione: i 5 assiomi.

  1. Non si può non comunicare

Qualsiasi cosa scegliamo di fare o di non fare è comunicazione. Esprimiamo costantemente qualcosa, anche quando cerchiamo di non rivelare niente. Ad esempio, quando non si ha voglia di parlare con qualcuno a un tentativo dell’altro di iniziare una conversazione, ci si limita spesso ad accennare un sorriso: non viene detto nulla, eppure si sta comunicando in modo eloquente.

  1. Ogni comunicazione veicola un contenuto e una relazione

Quando diciamo qualcosa a qualcuno, non gli passiamo solo un’informazione ma esprimiamo – attraverso il tono, la postura e la scelta delle parole – in che relazione ci poniamo nei suoi confronti. Ogni volta che ci si rapporta con qualcuno, qualsiasi sia il mezzo utilizzato, bisogna prestare attenzione alla relazione che si veicola, perché potrebbe far risultare controproducente la comunicazione.

  1. La natura della relazione dipende dalla punteggiatura della comunicazione

Prendiamo in considerazione un evento: un’azienda decide di aprire un nuovo stabilimento. Da una parte si potrebbe mettere in risalto il fatto che il nuovo stabilimento aumenterà l’occupazione in quel territorio, dall’altro – assumendo un’ottica ambientalista – ci si potrebbe concentrare sul fatto che costruendo il nuovo stabilimento verrà disboscata una zona che, invece, andrebbe protetta per la sua biodiversità. L’evento è lo stesso, ma la prospettiva e gli effetti sono del tutto differenti.

  1. La comunicazione può essere sia analogica che digitale

Watzlawick definisce come “digitale” la comunicazione verbale, mentre “analogica” quella non verbale. Quando si deve veicolare un’informazione è importante scegliere bene il come: a volte le parole sono indispensabili, altre volte sono di troppo. Perché la comunicazione sai efficace è necessario che questi sistemi coincidano: tutte le componenti devono trasmettere il medesimo messaggio.

  1. Le interazioni possono essere simmetriche o complementari

La comunicazione simmetrica si verifica quando gli interlocutori hanno una comunicazione alla pari, mentre quella complementare si presenta quando uno dei due si pone su un piano superiore. In questo ultimo caso la persona che si sente superiore (one-up) cercherà di mettere l’altro interlocutore in una posizione subordinata (one-down). Esempio: quando una mamma ordina al figlio di sistemare i giocattoli sta mettendo in risalto che si trova in una posizione di superiorità.

Inoltre uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian (“Non-verbal communication”) ha mostrato come il messaggio che viene inviato attraverso la nostra comunicazione è attribuito al linguaggio:

  • VERBALE (parole) 7%
  • PARAVERBALE (Volume, tono, ritmo) 38%
  • NON VERBALE – Movimenti del corpo (aspetto, espressioni, look) 55%

L’efficacia di un messaggio dipende, quindi, solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale (soprattutto nei casi in cui non c’è “familiarità” con il nostro interlocutore).

 

La Comunicazione Verbale

La parte della comunicazione dedicata al linguaggio verbale è costituita, dal significato delle parole e del discorso. Per una buona comunicazione il linguaggio verbale deve essere efficiente ed efficace. Una comunicazione è efficiente quando il mittente del messaggio si fa accettare dal suo interlocutore e da quest’ultimo viene udito e capito. Perché la comunicazione sia anche efficace è importante raggiungere altri due scopi: essere ricordati e suscitare un feedback a noi favorevole.

La Comunicazione Paraverbale

Il linguaggio paraverbale indica la modalità con cui usiamo la voce (tono, timbro, altezza, cadenza, pause). Tale comunicazione permette di dare risalto ad un concetto rispetto che ad un altro e di essere “interessanti” verbalmente. Il linguaggio paraverbale che agisce soprattutto a livello di inconscio sull’uditore è composto da:

  • il tono (voce monotona o variata)
  • il ritmo
  • il volume
  • la velocità
  • il timbro
  • la dizione
  • la cadenza

Per attirare attenzione nella comunicazione paraverbale è opportuno evitare una voce monotona che risulti piatta, un volume di voce troppo costante, l’eccessiva presenza di cadenze, le troppe pause che, invece, potrebbero essere utilizzate per rafforzare i concetti chiave nei momenti di riflessione. Il linguaggio paraverbale deve essere inoltre controllato, in modo che non sia troppo condizionato dall’emozione. L’importante è essere convincenti, facendo percepire l’entusiasmo in ciò che si desidera comunicare. L’eccesso di enfasi in un discorso (fatti salvi i punti che si intendono evidenziare) può renderlo poco interessante per una parte dell’uditorio.

La Comunicazione Non Verbale

Il linguaggio non verbale comprende:

  • i segnali fisiologici come il colorito, la respirazione, i movimenti degli occhi, ecc…
  • la gestualità espressa soprattutto con mani e piedi
  • la postura
  • la prossemica, cioè il rapporto tra il nostro corpo e lo spazio circostante composto da oggetti o persone.

La differenza tra chi sa comunicare in modo efficace e chi, invece, non riesce a trasmettere il messaggio nel modo desiderato sta proprio nella capacità di sintonizzare questi livelli. Conoscere bene tutti i livelli, saperli gestire contemporaneamente e avere la consapevolezza della loro funzionalità è fondamentale per migliorare la propria comunicazione in modo più efficace. Abbiamo ora una idea più completa di quella che sia la conoscenza necessaria ad oggi per avere una comunicazione efficace attraverso la conoscenza e la combinazione di quanto fin qui esposto. Però c’è molto di più ed è ciò che questo artico metterà in evidenza.

Infatti, tutto ciò che riguarda la comunicazione fin qui espresso lo possiamo far rientrare in quelle che è definita la Comunicazione elettrica, legata alla interpretazione degli stimoli del nostro cervello, ossia quella neurofisiologica e che potremmo definire anche emozionale.

Quindi questi tipi di comunicazioni sono basati e quindi legati, al contesto socio-culturale e familiare delle persone, sono legate quindi ai condizionamenti e al sistema di credenze maturato nella vita e quindi estremamente condizionati.

Come abbiamo detto, questo comporta che durante la relazione, la comunicazione, è dettata dal proprio personale sistema di convinzioni e ferite che crea una reattività emozionale in risposta a ciò che ci viene detto e tale risposta è automatica.

Essendo la risposta automatica crea di conseguenza delle asserzioni e scarsa possibilità di ascolto delle necessità dell’altro ma solo una risposta in base al ruolo che riteniamo di avere nella relazione.

Facciamo un esempio.

Un figlio chiede al padre l’interesse a iscriversi ad una certa tipologia di scuola superiore. La risposta del padre non è quasi mai in relazione alla semplice osservazione o proposta del figlio ma è legata al contesto sociale della famiglia e all’attività del padre.
Se la scuola del figlio è quindi consona a livello sociale per la famiglia.

Vi possono inoltre essere altri condizionamenti nella risposta del padre che possono essere legati alla personale esperienza con il proprio genitore quando a suo tempo si trovò nella stessa situazione che sta vivendo ora con il proprio figlio. La risposta ricevuta dal proprio genitore può condizionare, in automatico, la risposta da fornire al proprio figlio.

Quindi la risposta non può essere rispondente a quelle che sono le necessità del figlio ma è condizionata dal vissuto familiare del padre che riversa sul figlio i risultati della propria esperienza e vita.

Il figlio non si sente ascoltato ma soprattutto non si sente compreso e ha spesso due tipologie di risposta:

  1. Sottomissione
  2. Ribellione

Si inizia così a creare un modello di relazione disfunzionale.

La Comunicazione Magnetica, così definita all’interno del Percorso di Crescita Personale e Spirituale del Metodo Summa Aurea®, è la risposta a questo tipo di problemi ed evita le risposte automatiche, attivando un approccio relazionale basato sulla connessione cuore a cuore: all’Anima!

Si crea una comunicazione consapevole che porta all’ascolto profondo delle necessità del figlio ed evita il patrimonio di condizionamenti familiari condizionanti. La relazione diventa cuore a cuore creando uno stato di Empatia attiva, di rispetto e amore reciproco: di condivisione di un progetto!

Il padre diviene la guida, il supporto e il riferimento a cui chiedere delucidazioni per potersi così meglio esprimere nella vita a partire dalla scuola scelta come strumento della propria formazione.

Il padre diventa un consigliere anziché la figura che fa reprimere la propria capacità e necessità espressiva.

Attraverso le semplici tecniche Energetico-Meditative che si apprendono all’interno del corso del Metodo Summa Aurea®, diventa quindi possibile imparare il distacco emozionale, trovare un profondo stato di equilibrio e pace interiore. Diventa quindi possibile evitare la risposta automatica, reattiva ed emozionale e proporre risposte Consapevoli e armoniche.

La comunicazione diventa quindi un punto di forza della famiglia anziché, come spesso capita, un momento di tensione criticità.

Attraverso quindi delle semplici tecniche Energetico-Meditative è possibile maturare uno stato di benessere personale e di Consapevolezza che diventa la forza della propria comunicazione, creando una relazione armonica, amorevole ed evolutiva!

La famiglia è armonica anziché disfunzionale.

Ovviamente saper comunicare in questa modalità, Magnetica, si riversa anche in tutte le altre relazioni al di fuori del nucleo familiare con la possibilità di creare relazioni armoniche anche nell’ambiente di lavoro o comunque in tutte le relazioni in generale.

Autore

Roberto Fabbroni, Fondatore del Metodo Summa Aurea®, Presidente A.I.O.S.A.

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